Ultima puntata della nuova serie di Mi Manda Rai3 con la conduzione di Edoardo Camurri. Dopo l'interesse manifestato dal pubblico, il programma torna ad occuparsi dell'associazione Sergio Minelli, gestita da Fiorella Tersilla Tanghetti. In studio i racconti di alcuni ospiti...
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Ultima puntata della nuova serie di Mi Manda Rai3 con la conduzione di Edoardo Camurri. Dopo l'interesse manifestato dal pubblico, il programma torna ad occuparsi dell'associazione Sergio Minelli, gestita da Fiorella Tersilla Tanghetti. In studio i racconti di alcuni ospiti della comunità, che denunciano violenze, condizionamenti psicologici e abusi, e che si confrontano con i legali della Tanghetti e dei rappresentanti della comunità. (ecodibergamo.it) - All'inizio degli Anni Novanta ha contribuito a fondare una comunità per tossicodipendenti in provincia di Brescia e oggi, a distanza di quasi vent'anni, è diventato il principale accusatore di quella stessa associazione e dell'altra fondatrice, la donna che è stata anche la sua compagna e dalla quale ha avuto un figlio. «Che però non vedo da 16 anni, perché mi viene impedito», spiega. Michelangelo Inverardi ha 46 anni ed è di Pontirolo Nuovo. Le sue accuse sono molto pesanti e, va subito detto, ancora tutte da provare. Ma sulla base del suo racconto e di quello di altri ex ospiti dell'«Associazione Sergio Minelli» di Prevalle, la procura di Brescia ha già chiuso un'inchiesta sull'attività della comunità: l'ex compagna di Inverardi, Fiorella Tersilia Tanghetti, e altri 17 suoi collaboratori, sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al compimento di reati contro il patrimonio e maltrattamenti. Chiuse le indagini, il pm bresciano Alberto Rossi si appresta a chiedere il rinvio a giudizio.
Di quello che accadeva, secondo Inverardi e gli altri accusatori, all'interno della comunità bresciana, ne hanno parlato «Panorama», con un'inchiesta di Carmelo Abbate, e il programma «Mi manda Raitre», dove il pontirolese è stato anche ospite in studio. La comunità, per voce dei suoi legali, respinge ogni addebito e ha già depositato in Procura a Brescia una propria memoria. Gli accusatori, appunto ex ospiti della comunità, ieri mattina si sono presentati davanti al palazzo di giustizia di Brescia per chiedere tempi stretti per il processo a carico delle persone che avrebbero rovinato loro la vita e che avrebbero trasformato, a loro dire, l'associazione in una setta spietata.
«Tutto è cominciato all'inizio degli Anni Novanta racconta Michelangelo Inverardi , quando ho conosciuto Fiorella Tersilia Tanghetti. Assieme a lei ho fondato, a Caino, in provincia di Brescia, l'associazione "Casa del pellegrino". Avendo avuto anch'io in passato problemi di tossicodipendenza, volevo fare qualcosa di concreto per aiutare le persone che erano finite nello stesso tunnel a uscirne. All'inizio tutto è andato bene, tant'è che ho fondato anche l'associazione Sergio Minelli, un ragazzo che mi è morto tra le braccia e che si era impegnato tanto da meritarsi l'intitolazione della comunità. Gli ospiti sono passati da 15 a 60 e, contestualmente, era nato anche un gruppo di preghiera guidato dalla Tanghetti».
A un certo punto, però, la situazione secondo Inverardi ha iniziato a degenerare: «Gli ospiti della comunità lavoravano in diversi settori e, secondo me, era giusto che venisse versato loro uno stipendio. Invece questo non accadeva: vedevo passare tanti soldi. Evidentemente cominciavo a dar fastidio, tant'è vero che la mia ex compagna mi ha fatto picchiare davanti a tutti da 7 persone, poi mi hanno anche tenuto segregato per 40 giorni: era il 1994. Alla fine mi hanno fatto firmare una ventina di fogli in bianco, in quanto ero anche il tesoriere della comunità, e mi hanno lasciato andare».
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