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Festen - Festa in famiglia

Festen - Festa in famiglia


(Cult)

27/05/2010  22:30

Film


Tematiche: Famiglia, Relazione, Conflitto, Comunicazione, Pedofilia, Genitori, Violenza sessuale, Vittima , Infanzia

Una grande famiglia, un pranzo ufficiale al quale nessuno puo' mancare e una grande villa. Durante il pasto fra una portata e l'altra vecchi rancori e dissapori riaffiorano, crollano le certezze e i colpi di scena lasciano di stucco tutti i commensali. Una stupenda analisi psicologica dei rapporti fra parenti in una grande famiglia. (Revision) 1. "Si vede di merda, si sente di merda, dev'essere merda": Jack Horner, regista di film porno in Boogie Nights di Paul Thomas Anderson, commentava più o meno così, all'inizio degli anni ottanta, l'avvento del video. Rimarrebbe scandalizzato a sapere che un lungometraggio girato in video, traballante e frenetico proprio come se fosse un filmino di matrimonio, ha vinto il Premio Speciale della Giuria allo scorso Festival di Cannes. 2. Ai popoli di area scandinava piacciono i racconti di famiglie borghesi astiose, dilaniate ed in conflitto. C'è una pièce teatrale, "Autunno e Inverno" di Lars Noren, che è fatta praticamente solo di questo: antichi rancori tra le mura domestiche, tradimenti del coniuge, odi tra sorelle. Gli scandinavi, inoltre, vantano al tempo stesso una notevolissima ricchezza pro capite e una delle più alte percentuali di suicidi al mondo. Volete che a qualcuno non venisse in mente, prima o poi, di trarre un film da tutto questo? Ovviamente, verrebbe da pensare, un film da camera, una curata partitura teatrale, un gelido e statico melodramma domestico. 3. Il fatto è, invece, che il film sui dolori e le perversioni della borghesia danese e quello girato interamente e freneticamente in video sono proprio lo stesso lungometraggio: Festen, dell'esordiente Thomas Vinterberg. Vinterberg è sodale di Lars Von Trier, il regista di Le Onde Del Destino, e ne condivide il coraggio, parte del talento e totalità degli squilibri mentali, come riprova la genesi di Festen. A occhio e croce dev’essere andata così: prima Vinterberg ha scritto una buona sceneggiatura, in cui si racconta il giorno del sessantesimo compleanno del patriarca di una ricca famiglia danese, giorno terribile nel quale tutti gli scheletri nell'armadio del parentado vengono pubblicamente riesumati da uno dei rampolli. Perversioni e traumi infantili, segreti e bugie: dopo averlo ideato, Vinterberg deve essersi accorto che il suo testo era perfetto per il teatro (si svolge in quasi assoluta unità di luogo e di tempo). Allora ha pensato bene di girarlo interamente con una telecamera a mano, con pochissima illuminazione artificiale anche nelle riprese in interni, usando uno stile nervosissimo e dinamico. Il montaggio di Festen è secco e frenetico, l'azione è frammentata in una miriade di punti di vista, con frequenti sfocature, riprese inclinate, stacchi sull'asse, falsi raccordi, scavalcamenti di campo. L'effetto è davvero straniante. E' come se Michael Bay, quello che dicono essere il regista di Armageddon, avesse girato con il suo solito stile da MTV il Galileo di Brecht, mandando oltre tutto Bruce Willis, nei panni di Galileo, a trivellare un asteroide in caduta libera. Non so se mi spiego. 4. Verrebbe da dire che Festen sia stato girato così per scommessa. E infatti poco ci manca. E' stato girato così per un voto. Un voto, un vero voto, nel senso religioso del termine. E' il voto di castità che hanno sottoscritto i firmatari di "Dogma 95", manifesto per una nuova cinematografia redatto da Lars Von Trier e, appunto, Vinterberg. Tra le regole di "Dogma 95", quella di girare solo con camera a mano, senza luci artificiali o quasi, senza filtri, usando anche il video ma gonfiando poi tutto in 35 millimetri. Grazie a questi principi, secondo Von Trier e soci, il cinema sarà presto a costo zero, si libereranno giovani energie creative e si aprirà una nuova età dell'oro. 5. Sarà che ho un'antipatia per i voti di castità, i dogmi, le regole rigide e quasi tutti i decaloghi (fa eccezione quello di Kieslowski). Sarà che ho una sconfinata ammirazione per Lars Von Trier come cineasta, ma molta meno per lui come teorico del cinema, ma questa storia di "Dogma 95" mi sembra un po' un'idiozia. Intanto, la faccenda dei costi mi convince quasi per niente. Vinterberg mi dica prima quanto ha pagato per avere un albergone come location e una buona ventina di attori davanti alla sua telecamerina (alcuni, tra l’altro, molto famosi in patria, come Henning Mortizen, uno dei più grandi attori teatrali danesi, che interpreta il padre). Faccia sapere quanto è costato montare e sonorizzare il film, gonfiarlo in 35 millimetri e distribuirlo. Non so quanto si paghi a sviluppare pellicola in Danimarca, ma scommetterei che, se invece di farlo in video l'avessero fatto in Super 16, Festen sarebbe costato al massimo il venti per cento in più di quello che si è speso. 6. Ma il problema non è questo. Come ha insegnato il punk, puoi suonare senza conoscere lo spartito, senza saper nulla di musica e pure senza avere gli strumenti. L'importante è, direbbe Di Pietro, che "c'azzecchi" - che il tutto provochi emozioni, come My Way cantata da Sid Vicious. Festen non c'azzecca molto con lo stile che ha adottato Vinterberg. Festen è una storia di volti e di corpi (stuprati, picchiati, suicidi). Jack Horner, sempre quello di Boogie Nights, riprendeva solo volti e corpi. Sapeva quello che diceva: per volti e corpi (soprattutto se decidi di usare meno luci supplementari possibili) il video si vede veramente male. 7. Mi sarebbe piaciuto cogliere tutte le espressioni sul volto dei protagonisti di Festen, ma i pixels erano troppo grossi. Un conto è Le Onde Del Destino, girato in 35 millimetri e poi vidigrafato, un altro è qualcosa girato con una telecamera e poi gonfiato per la proiezione in sala. Forse ci sono film che possono guadagnarci dall'essere girati in video. Festen, però, non era probabilmente tra questi. Mentre Le Onde Del Destino è un racconto di pura emozionalità e pazzia, Festen è una storia lucida e grottesca, tagliente e perfida. A Festen sarebbe andato bene uno stile asciutto e freddo, con solo qualche momento di violenta follia (una cosa alla Michael Haeneke, tanto per fare un nome). Così come è girato, sempre con il piede sull'acceleratore, dopo un po' finisce per anestetizzare lo spettatore, il cui occhio si abitua a tutto. La cattiveria di cui è intrisa la sceneggiatura perde buona parte del suo impatto sul pubblico a causa dello stile. Alla fine, il film è curioso, vivace, (paradossalmente) divertente come un giro nella casa degli orrori al Luna Park, ma riuscito solo in parte. 8. Comunque Vinterberg è bravo, ha un certo talento, soprattutto nella scrittura. Più difficile giudicare la sua abilità registico, visto che l’uso del video fa sembrare molte delle belle idee del film quasi casuali. Speriamo che il giovane abbandoni la cintura di castità e si decida ad usare pellicola, luci, carrelli... 9. Una specie di P.S.: buttate alle ortiche ogni recensione di Festen che contiene la frase "C'è del marcio in Danimarca". Se un critico arriva ad estrarre dal cilindro un'osservazione tanto fantasiosa per commentare questo film vuol dire che è alle cozze. 10. Il punto nove vale anche per la mia recensione, tanto ormai è f i n i t a.

> Autori: 

Vinterberg Thomas

> Interpreti: 

Henning Moritzen, Paprika Steen, Thomas Bo Larsen, Ulrich Thomsen

> Origine: 

Danimarca

> Voto: 

1 2 3 4 5

> Da vedere perchè: 

Lo potrei utilizzare...

> Elenco repliche: 

Cult, 28/07/2009 01:00

Cult, 27/05/2010 22:30

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