Il posto dove sono considerata una deficiente mentale

Doc 3   (RAI 3) 10/09/2009  23:50 Documentario
Tematiche: Donna, Diritti sociali politici, Violenza, Islamismo, Giovane, Formazione, Contestazione, Conflitto, Coppia, Separazione, Politica, Maltrattamenti

The place where I am called mentally deficient è il titolo del documentario - che DOC3 presenta in esclusiva - sulla situazione delle donne in Afghanistan. Le storie raccolte nei tribunali durante le cause di divorzio ci restituiscono il ritratto di un Afghanistan ancora molto lontano dalla parità tra gli uomini e le donne, nonostante tutti i tentativi di “esportarvi la democrazia”. Un caso clamoroso di violazione collettiva di diritti umani dove le mogli sono ancora considerate di proprietà esclusiva del marito e alle ragazze viene negato il diritto allo studio. Un documentario sulle donne fatto da donne in Afghanistan. Una testimonianza rara e preziosa, da non perdere. come sempre il documentario è presentato da Alessandro Robecchi, giornalista e autore di programmi come Verba Volant e Crozza Italia. Alka Sadat e il suo tragico documentario sulla condizione femminile nella regione di Herat, dove al momento sono stanziate le nostre forze militari. Particolare discusso, fra l’altro, come possibile elemento a rischio di strumentalizzazione politica. Comunque stiano le cose, si è trattato di un evento dal significato dirompente oltre le aspettative, anche per le infinite contraddizioni con le quali si è presentato. Alka è arrivata in Italia su un aereo militare per mancanza di voli e il suo film si è rivelato estremamente esplicito sulla insostenibilità di una qualsiasi esistenza per la popolazione femminile di quella regione, destinata in altissima percentuale al rogo. Sembra incredibile un bilancio così estremo, ma queste fragili, spesso bellissime creature, considerate, come è noto, soltanto proprietà e non persone, vivono l’orribile contraddizione di un complicato nodo paternalistico all’apparenza irrisolvibile: i padri sono abituati a vendere le figlie ad anziani di 70 e 80 anni con qualche gruzzolo, oppure a giovani appartenenti a famiglie numerose, dove vengono inserite come schiave e subissate di lavoro e pestaggi. Va da sé che le più esposte siano le più belle e giovani che non appena si azzardano a difendere un barlume di coscienza di sé, vengono piegate senza indugio con una tanica di benzina che deve annullare la loro bellezza ed esasperarne il dolore. La situazione è talmente incarognita e angosciosa che le più fragili si danno fuoco da sole, cercando una sopravvivenza in ospedale, lontano dagli inferni umani ai quali sono destinate. Il documentario di Alka Sadat è assolutamente trasparente: propone immagini di volti teneri e meravigliosi, segnati dal fuoco e schiantati dall’angoscia e dal dolore; si colgono tremanti, sfiancate ammissioni delle violenze subite e visibilmente ancora in agguato; mani, braccia, gambe, gestite con infinita esitazione e sofferenza, appartenenti, a un numero sterminato di creature del tutto disarmate e di per sé incantevoli… e una orribile, incontrollabile situazione di paura: insomma una ferocia e una perversione intollerabili. Esistono associazioni internazionali di donne afgane che sostengono le loro compagne: il suo documentario nasce così, con l’aiuto di un’associazione femminista esterna all’Afganistan e la collaborazione di una sorella più grande, regista nota. Questo suo documentario è stato visionato e proposto da Philippe Jalladeau, direttore della cinematografia francese a Nantes. Alka si augura che dal suo documentario [per inciso di notevole valore e in via di acquisizione da parte di Adnkronos] le vengano le risorse per intraprendere in India gli studi di regia.

> Autori: Sadat Alka, Sadat Roya
> Interpreti: Rubecchi Alessandro
> Anno: 2007
> Origine: Afghanistan
> Approccio: Sociologico
> Target: Giovani e adulti
> Importanza: Non fondamentale
> Con testimonianze: si
> Con statistiche: no
> Durata: 48'
> Web: doc 3