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(Film TV). Un ventiduenne vergine non si trova a suo agio nel mondo di oggi. Walter ha ventidue anni ed è tornato controvoglia in famiglia a Torino, dopo aver passato l'adolescenza a Roma da sua zia Caterina. Dotato di feroce ironia, ma senza lavoro, senza soldi e soprattutto senza alcuna prospettiva, non fa altro che ciondolare per le vie del centro. Osserva gli odiati simboli della ricchezza, fantasticando di una storia d'amore che valga la pena di essere vissuta. Ferrario dirige con stile moderno (ma non modaiolo) una commedia grottesca, acida e finalmente non ruffiana. Film - Cristina Giovannini Dopo il recente successo editoriale dell'omonimo romanzo di Giuseppe Culicchia, "Tutti giù per terra" è stato tradotto in film da Davide Ferrario ("La fine della notte", "Anime fiammeggianti"), che ha felicemente scelto per impersonare Walter il volto scontroso e scanzonato di Valerio Mastrandrea ("Cresceranno i carciofi a Mimongo", "Palermo Milano solo andata"), uno degli attori più dotati e interessanti dell'ultima generazione. Il modo semplice e ironico con cui Culicchia era riuscito a raccontare i disagi, le ansie, le amarezze e le irrequietudini giovanili attraverso un percorso di vita di un ragazzo come tanti, per merito di Ferrario e di una parziale "libera interpretazione" rispetto al testo, trova una felice e soddisfacente rappresentazione sul grande schermo. Per il suo film "generazionale" il regista coglie l'idea giusta affidando il racconto degli stati d'animo di Walter a una voce off in funzione autoironica e rendendo l'insieme più convincente grazie al supporto di un'ottima colonna sonora dei C.S.I. (Consorzio Suonatori Indipendenti), musicisti rock di frontiera, sempre presente ma mai invadente. Il risultato è un film originale, fumettistico, girato con grande libertà e per questo sui generis, relativamente alla cinematografia nostrana, che non a caso Ferrario ha voluto dedicare a Lindsay Anderson, maestro del "Free cinema" anni '60. Così, tra un'ironica considerazione e l'altra (da annotare la massima di Paul Nizan "...non permetterò a nessuno di dire che i vent'anni sono l'età più bella della vita...") del giovane Walter, insicuro, solitario, esemplare esponente di una generazione di arrabbiati contro l'assurdità della società contemporanea, alle prese con la disoccupazione, l’amore e il futuro incerto, si ride molto ma si riflette anche. Valerio Mastrandrea grazie al suo volto espressivo si cala con grinta nei panni del suo personaggio; ma un merito va anche al resto del cast nel complesso molto convincente, tra cui figurano Carlo Monni nei panni del padre operaio e un'insolita Caterina Caselli la zia ex-hippy che torna al cinema dopo anni.