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Nativi, stupidi, sapienti digitali

A margine della giornata di studi "Nativi digitali", organizzata dal Consorzio Sinergie Sociali di Alba, che ci ha visto come collaboratori, intendiamo proporvi integralmente uno tra i tre articoli apparsi nei giorni successivi sul settimanale locale "Gazzetta d'Alba", che ringraziamo per la disponibilità mostrata. Il testo ripercorre l'intervento proposto da Pier Cesare Rivoltella (Università Cattolica di Milano) introdotto da questo video.

 

Pier Cesare Rivoltella, docente dell’Università Cattolica di Milano, investiga i risvolti positivi della rete, e lo fa riferendosi a tratti ai saggi dell’intellettuale Marc Prensky. Inizia con la distinzione che dà il titolo al convegno del 5 novembre, quella tra “nativi digitali” (coloro che sono nati a contatto con le nuove tecnologie) e “immigrati” (quelli che solo a posteriori hanno conosciuto il digitale). Rivoltella ipotizza che i primi siano avvantaggiati per varie ragioni. Primo, tecnologie come i videogiochi appartengono alla cosiddetta scala di decision making adattivo: di fronte a un problema permettono più soluzioni funzionali, esattamente come funziona la vita vera. Invece, i compiti di risoluzione dei problemi propinati agli alunni nei contesti scolastici sono cosiddetti veridical decision making, presuppongono cioè che la risposta sia o giusta o sbagliata, senza strade intermedie: ciò si allontana particolarmente dalla struttura dell’esistenza quotidiana guarda.

 

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Altre considerazioni: le culture digitali come Internet sono fortemente partecipative, innescano un intenso gradiente motivazionale, contengono dinamiche di mentoring (l’utente più esperto si prende cura del meno esperto), di frames storing (le proprie conoscenze vengono facilmente trasmesse, archiviate e condivise coi propri amici virtuali).

 

Le generazioni. Rivoltella continua argomentando come “non sia vero che le nuove tecnologie allontanino le nuove generazioni da quelle vecchie: anzi, il tasso conversazionale nelle famiglie è incrementato da quando sono arrivati Internet e i cellulari. Il digitale rappresenta sovente un terreno di dialogo, di scontro costruttivo, di negoziazione di possibilità, di permessi, di dimostrazioni. E ciò avviene proprio alla luce della disparità tra “nativi” e “immigrati”: pensiamo a una famiglia in cui sia la mamma che il papà siano informatici: le ricerche dimostrano che i dialoghi intrafamiliari saranno molto meno partecipati, perché la nuova tecnologia rappresenterà un elemento talmente ordinario da risultare irrilevante, un automatismo non degno di discussione”.

 

dStupidi digitali. Ultima categorizzazione, quella fra “stupido digitale” (colui che pone eccessive resistenze all’avvento delle nuove tecnologie o al contrario colui che le utilizza in modo indiscriminato e acritico), lo “smanettone” digitale (colui che detiene maggiori competenze tecniche e trascorre molto tempo a contatto con il digitale) e il “sapiente digitale”. “E’ nell’atteggiamento di quest’ultimo la chiave di un approccio adattivo ed evolutivo alla tecnologia”, conclude Rivoltella. “Si tratta di un comportamento dotato di responsabilità e critica, cioè di presa di consapevolezza verso qualsiasi tipo di materiale che dalla rete viene caricato o scaricato” guarda.

 

“Che cos’è il web? Una manna dal cielo - Pier Cesare Rivoltella investiga i risvolti positivi della rete e cancella le inutili prevenzioni”, di Matteo Viberti, tratto da “Gazzetta d’Alba”, anno 128 n° 42 di martedì 9 novembre 2010. Le foto sono di Severino Marcato.

 

Per ulteriori approfondimenti vi segnaliamo il sito personale di Mark Prensky, dove si possono leggere e scaricare i suoi articoli (in inglese)

 

 



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